Il modello insediativo predominante nel territorio di Corna è quello dell’edilizia agglomerata definita in piccoli nuclei a contrade. La distribuzione delle singole contrade fu condizionata dall’economia agro-silvo-pastorale, volta all’autosufficienza e condotta unicamente a livello familiare: laddove furono poi costruiti edifici religiosi o di aggregazione erano collocati nei siti più elevati, lungo pendii dolci e protetti da eventuali esondazioni del torrente che scorreva sul fondo valle.
Il frazionamento urbanistico deriva dalla divisione minuta della proprietà poderale, in cui l’unità abitativa e quella di lavoro e di spazio colturale coincidono e restano immutati nel corso dei secoli: alla base di questo si trova la “Ca’”, l’unità minima occupazionale che deriva da un’origine di tipo patriarcale; è formata da un corpo centrale di residenza dell’unità familiare possidente e di altri corpi di fabbrica di servizi aggiunti –generalmente stalle o ricoveri con funzione agricola. In alcuni casi la Ca’ è stata interpretata come una sorta di fortificazione rurale in questi luoghi d’altura, fino ad assolvere la funzione di accentramento sociale, come accadeva per le strutture di difesa negli altri borghi medievali del territorio, fino a fornire un modello nel territorio.
L’aggregazione di più unità avviene per semplice addizione dei singoli corpi “in linea”, e non si supera aggiunta una certa dimensione dell’edificio; in caso di necessità di espansione vengono costruiti nuovi fabbricati indipendenti. Gli spazi esterni ai singoli edifici o alle aggregazioni sono sempre aperti, per assicurare un controllo visivo sui campi o del bestiame al pascolo.
La tipologia degli edifici storici ancora leggibili è molto continuativa, con moduli che si ripetono nel tempo fino ai tempi più recenti: dal punto di vista tecnico costruttivo, inoltre, i materiali usati per la posa in opera sono reperiti localmente e sono sempre gli stessi fino ai giorni nostri.
Gli artigiani attivi sul territorio non sono a conoscenza degli artifici propri delle maestranze specializzate formatosi sui cantieri: si tratta ragionevolmente di operatori locali, forse gli stessi proprietari, che recuperano il materiale in loco prendendo come unico modello le costruzioni già presenti sul posto, senza alcuna esigenza di creare nuovi fabbricati con articolazioni differenti: la costruzione dei corpi di fabbrica, quindi, non è legata ad una necessità di distinzione sociale, ma assolve unicamente ad una esigenza pratica.
La stabilità del contesto storico, sociale ed economico, dovuto anche ai limitati traffici commerciali e degli scambi intervallivi con gli altri comuni limitrofi ha favorito una sorta di chiusura di questa valle, con conseguente formazione di una cultura autoctona con l’utilizzo sempre degli stessi elementi costruttivi e di soluzione tecniche omogenee, definendo un’uniformità di caratteri che si è mantenuta invariata fino al XX secolo e al boom economico del secondo dopo guerra.