Gli edifici storici di epoca medievale e bassomedievale conservati e ancora leggibili nel territorio di Carvico sono piuttosto limitati: a fronte, infatti, di conoscenze storiche diffuse sul territorio, con presenze di epoca altomedievale e con continuità di vita (si veda la chiesa di San Tomè nel Bedesco), mancano di fatto importanti edifici di epoca pienamente medievale che rendano conto dell’importanza strategica di questo borgo nell’Isola Brembana.
Gli unici edifici che testimoniano una frequentazione duecentesca nel territorio si trovano nella zona nord del borgo, esternamente al centro caratterizzato dai toponimi Somvico e Mezzovico attestati nelle fonti: nelle frazioni di Roncarro e di Mulini, infatti, abbiamo lacerti di strutture fortificate in pietra ascrivibili al XIII secolo, che attestano l’occupazione puntuale di aree sopraelevate ed esterne al centro del paese, direttamente a controllo dei campi o delle attività produttive – i mulini appunto- ove le signorie locali impostarono dei piccoli apprestamenti di difesa che poi dal XIV secolo si trasformano in luoghi di residenza e con destinazione agricolo-produttiva.
Nel centro del paese, invece, le poche testimonianze rilevate si trovano nelle frazioni Piazza, Piazza Gagliarda e Foppa, che sostanzialmente si sviluppano lungo la direttrice ovest-est che attraversa il paese da Via Gagliarda, passando per l’attuale Via Monsignor Cattaneo fino a Via Santa Maria: evidentemente questa era la zona principale di collegamento del paese e di passaggio tra Sotto il Monte e Calusco. Qui non si trovano altro che pochi brani di murature in pietra e puntuali elementi architettonici (prevalentemente ampi portali di passaggio), che non sono altro che i resti medievali di edifici che non sono stati risparmiati dalle moderne ristrutturazioni.
Attraverso questi pochi brandelli di storia, tuttavia, si riescono a definire un’occupazione ampia del territorio che sfrutta nelle diverse frazioni le altimetri discontinue dei colli contermini il centro, e una continuità di vita dei nuclei, con un progressivo ampliamento delle frazioni. Rimangono problematiche alcune questioni, legate alla località Castello, il cui insediamento riporta il toponimo dove doveva sorgere il corpo fortificato di difesa del borgo (nei catasti storici la località coincide con l’edificio detto Castello che sorge su una lieve altura) e alla contrada di Somvico, nota nelle fonti già nell’VIII secolo. Quest’ultima doveva essere composta da una serie di case e terreni i cui abitanti dipendevano dal castello di Calusco, anche se le loro case erano nel territorio di Carvico.
Dal punto di vista più tecnico, invece, entrando proprio nella materia dell’archeologia dell’architettura, seguono alcune osservazioni sui caratteri costruttivi che caratterizzano gli edifici medievali di Carvico. Il materiale in pietra utilizzato per la realizzazione degli edifici di Carvico fu, con buona ragionevolezza, di estrazione locale e non presenta particolari elaborazioni tecniche di pregio: è noto che una vecchia cava di pietra da mulino si trovava nella zona detta Val Bone. In epoche più recenti, le cave di Carvico fornirono parte del materiale per la costruzione della chiesa di Calusco nel XIX secolo. Non ci sono però altri dati per identificare quelle per la costruzione dell’edilizia antica. La maggior parte del materiale edilizio fu quindi cavato in zona, e presenta in maniera abbastanza costante la lavorazione per spacco, con tagli sommari senza particolari regolarità o raffinatezze tecniche, esito di conoscenze specializzate.
Per quanto riguarda la posa in opera del materiale litico, e dunque la realizzazione dei paramenti murari, si rileva la commistione delle bozze spaccate con i ciottoli, recuperati dai corsi d’acqua presenti sul territorio. Vi sono anche alcuni edifici che vedono l’impiego di blocchi squadrati e sbozzati, per lo più ascrivibili alle fasi più antiche dell’abitato, nelle zone di Roncarro e Mulini, le frazioni più esterne in cui è ancora possibile leggere qualche traccia originaria di edilizia medievale. Negli elementi architettonici si nota, non con frequenza, l’impiego di laterizi, che compaiono a partire dal XV secolo: non di rado i mattoni si trovano anche come materiali di inzeppatura o di supporto costruttivo nelle architetture in tecnica mista, ma sempre in epoca bassomedievale. I leganti impiegati sono prevalentemente malte di calce, oppure malta con inclusi sedimenti limosi o sabbiosi di estrazione locale.
Non si conserva un numero sufficiente di elementi architettonici antichi – porte, portali, finestre – che consenta di fare una seriazione cronotipologica o anche solo dei ragionamenti legati ad una tipologia ricorrente o diffusa in questo territorio: per i pochi elementi che abbiamo a disposizione, prevalgono gli ingressi archivoltati di grandi dimensioni, da ricondurre costruttivamente a passaggi coperti o di accesso a grandi spazi chiusi, come aie o broli. A partite dal XVI secolo, specialmente nel centro del paese, si diffondono ampi archivolti dotati di chiavi di volta decorata, ricorrenti fino al XVII secolo.
Non si conservano i tetti originali degli edifici medievali censiti, tutti decapati e rialzati nella parte sommitale: attualmente il panorama edilizio vede l’impiego di coppi e laterizi, ma ragionevolmente si può ipotizzare la presenza in antico di elementi in legno e paglia, se non in pietra. Si conservano alcuni solai e volte in legno, progressivamente modificate nel corso del tempo.