Archeologia

ANNO 2020-2021

« L’archeologia dell’edilizia storica in provincia di Bergamo.
Ricerche per la Valorizzazione e la programmazione urbanistica »

Capizzone

2020-2021

L’articolazione urbanistica di Capizzone si origina dall’assemblarsi di piccoli nuclei di antica formazione che si costituiscono a partire dalla fine dell’anno Mille, strutturati in maniera più o meno definita, e da una numerosa presenza di edifici sparsi a carattere residenziale e rurale. Il territorio comunale è nettamente spartito in due porzioni a oriente e ad occidente del torrente Imagna. I contesti abitativi sono di carattere sparso, assecondano le naturali variazioni altimetriche e cercano sempre di sfruttare le aree maggiormente esposte al sole e, ove vi fossero, dei pianori atti all’occupazione. Una distribuzione complessa si riscontra nella porzione orientale, ove le altimetrie naturali raggiungono anche altezze maggiori e l’occupazione è più sporadica e articolata. Tra questi nuclei nessuno prevale sugli altri a livello di estensione o per il controllo del territorio. A livello di dinamiche occupazionali i centri occupati per primi furono certamente quello della Mortesina. Per le architetture civili sono rilevanti i corpi in linea di Bagnago. Contestualmente si occuparono le aree di Cabasso e Camoneone. Dal XIV secolo furono occupate anche le zone di Cavallina, nei pressi di Camoneone, con edifici in linea con ampi archivolti di passaggio, e di Corna Bizzone, quest’ultimo certamente con destinazione rurale. Infine fu occupato dal Quattrocento il nucleo di Caschiettino, sede poi della nuova chiesa di San Lorenzo. L’attuale articolazione del comune mantiene la suddivisione delle contrade così come si erano originate in passato. Le abitazioni antiche sono distribuite nelle frazioni di Mortesina e Ca’ Pizzone, ove sorgono i resti degli edifici religiosi che, di fatto, non diedero esito a grandi aggregazioni civili; mancano gli edifici fortificati, se non fosse per il toponimo della località Castello, arroccata sul versante orientale, dove non si trovano contesti strutturali in posto. La Valle Imagna era storicamente di fede guelfa e in continua contrapposizione con l’attigua Valle Brembilla, schierata con i ghibellini noti per la loro attiva belligeranza: a Capizzone si conservano tracce di edifici di difesa nella frazione di Cabasso in cui, verso la metà del Duecento, proprio quando l’ambiente belligerante si fece più aspro in tutta la provincia bergamasca, venne innalzato un edificio probabilmente destinato alla difesa mirata del piccolo nucleo. I piccoli poli residenziali erano collegati attraverso percorsi diretti l’uno all’altro. I nuclei conservano per lo più edilizia civile, con attestazioni anche antiche a Camoneone, Cabasso, Caschiettino e Bagnago, ed è plausibile che questi piccoli borghi vivessero in maniera autonoma l’uno dall’altro, sfruttando le risorse naturali del territorio. La struttura polinucleare in cui è organizzata Capizzone è basata proprio sull’organizzazione della proprietà fondiaria con un minuto frazionamento di poderi: la coincidenza dello spazio abitativo con quello residenziale ha sostanzialmente portato alla definizione di nuclei insediativi autonomi chiamati “Ca’”, come riportato ancora oggi nella toponomastica del paese. La “Ca” era una casa formata da un corpo principale per la residenza della famiglia possidente, alcuni edifici di servizio in affaccio su una corte centrale chiusa da un muro di cinta, che definiva un numero limitato di accessi allo spazio comune. Queste costruzioni avevano la finalità di soddisfare le esigenze e la tutela del nucleo familiare di base. La stabilità del contesto storico, economico e sociale, così come la stagnazione dei traffici commerciali ha favorito la formazione di una cultura autoctona che ha connotato il costruito storico di questo territorio, che è caratterizzato proprio da specifici elementi costruttivi (murature in bozze lavorate a scalpello o spaccate, aperture archivoltate ribassate in 3 o più pezzi, monofore architravate con conci ribaltati nelle spalle) e da soluzioni tecniche semplificate e costanti (calcare poco lavorato durante la posa in opera, nessun elemento di decoro per i paramenti esterni), unito a risorse materiali reperite e disponibili unicamente nella zona. Dal punto di vista costruttivo le strutture di Capizzone non seguono certi caratteri costruttivi generali intercettati in altri contesti della valle Imagna: mancano, infatti, le murature in calcare spaccato quasi a secco che si trovano a Corna Imagna, oppure le stallette con portali a T che connotano l’intero territorio. È più frequente individuare abitazioni su due livelli, in pietra sbozzata e in spacco legata da malta di calce, con aperture su entrambi i livelli, in linea. Le porte conservate sono generalmente archivoltate a tre elementi, le finestrelle sono rettangolari con piccoli sguanci; sono frequenti anche ballatoi lignei che scandiscono le facciate su più livelli.

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