Chiesa di

San Nicola

TOUR VIRTUALE 360

Con poche e semplicissime mosse si possono visitare esternamente e internamente le nostre chiese! Immagini panoramiche di © Pietro Madaschi

Chiesa di Santa Maria della consolazione detta San Nicola

La sua nascita è dovuta ad una pestilenza che imperversava negli anni 1483-84: gli Almennesi fecero voto a Dio che avrebbero costruito una “cappella” in onore dei santi Sebastiano e Rocco, tradizionali protettori contro le malattie infettive, se il contagio fosse finito presto, come effettivamente avvenne.

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Foto realizzate da Stefano De Sanctis

Dal 1485 al ‘600

Nel 1485, mentre già si pensava di avviare i lavori, la predicazione del frate agostiniano Alberto da Sarnico convinse la popolazione ad edificare, invece della cappella progettata, una chiesa intitolata a S. Maria della Consolazione e un monastero per gli Agostiniani Eremitani. Il comune donò a fra’ Alberto un terreno di 10 pertiche in località “Bastia o Castello” ad Almenno Alto e promise un ulteriore stanziamento di 1.000 ducati d’oro, dopo che si fosse ottenuta l’approvazione dalla Congregazione Lombarda degli Agostiniani.

Con il consenso dei superiori, ottenuto nel 1487, i frati preferirono far sorgere il convento nella contrada della Porta, in un luogo aperto sulla collina di Umbriana. Qui edificarono un primo “Conventino” con cappella e alcune stanze per i religiosi, edificio che è tuttora visibile sulla piazza antistante la chiesa. Più tardi, acquistati con le elemosine raccolte alcuni terreni poco discosti, il 10 agosto 1488 vi fondarono la chiesa ed il monastero di Santa Maria della Consolazione.
I lavori di costruzione si protrassero per diversi anni e si conclusero intorno al 1510. Il monastero venne edificato contemporaneamente, addossato al fianco sud della chiesa, che fu consacrata il 16 novembre 1518.

Nel Cinquecento il complesso di Santa Maria della Consolazione visse il momento più luminoso della sua storia: vi dimoravano stabilmente in media sette frati, dediti alla preghiera, allo studio e alla predicazione. Nei primi decenni del secolo le famiglie più ricche ottennero dai frati di poter avere in chiesa una cappella di famiglia con il relativo sepolcro. Provvidero inoltre, a proprie spese, a realizzare gli undici altari nei fianchi della navata, ingaggiando artisti di talento per abbellirli, e disposero lasciti perpetui a favore delle cappelle laterali per la celebrazione di messe.
La popolazione di Almenno aveva una grandissima devozione per la chiesa. Una “scola”, confraternita laica del SS.mo Sacramento, provvedeva al suo buon governo collaborando con i frati, mentre persone di ogni ceto sociale facevano offerte e disponevano lasciti per le opere di culto e per l’abbellimento dell’edificio. Nel volgere di mezzo secolo il monastero si arricchì in modo considerevole, favorito in questo sia dalle esenzioni fiscali concesse dal comune di Almenno e dalle Autorità venete, sia dalle donazioni di terreni, case e denaro, che portarono alla costituzione di un patrimonio fondiario notevole.
Il periodo di splendore raggiunse l’apice negli ultimi decenni del secolo, quando nel 1588 fu avviata la costruzione del prezioso organo Antegnati e venne portato a termine il completamento del campanile.

Nel Seicento il monastero, pur continuando ad essere luogo di preghiera e di meditazione, centro propulsore di fede e di carità, andò gradualmente perdendo in vitalità e fervore. La comunità religiosa ridusse il numero dei frati a non più di cinque. Inoltre, nel corso del secolo, si verificarono alcuni fatti incresciosi che turbarono gravemente lo svolgimento tranquillo della vita monastica. Ciononostante non diminuì la frequentazione della chiesa e non cessarono le donazioni e i lasciti, particolarmente numerosi nel periodo della peste.
Si continuò ad arricchire la chiesa di opere d’arte e di nuovi abbellimenti, non sempre felici negli esiti: ne sono un esempio gli stucchi barocchi della metà del ‘600, che deturpano l’aspetto originario dell’edificio.

Il culto di San Nicola

Il culto a San Nicola ebbe tale successo che, a partire dalla seconda metà del Seicento, la chiesa stessa cominciò ad essere chiamata con il suo nome. L’antica confraternita del Santissimo Sacramento, trasformatasi in Scuola dei Cinturati, acquistò grande autorità, soprattutto nella gestione di alcuni lasciti e nell’organizzazione delle feste più amate dal popolo.
Nel Settecento, nonostante le condizioni di vita del complesso di Santa Maria della Consolazione non subissero cambiamenti di rilievo, diminuì ulteriormente il numero dei frati presenti nel chiostro. Questo fatto fu la causa della precoce fine dell’istituzione monastica.

La Repubblica Veneta, con il pretesto che non potesse essere garantita una vita accettabile a causa dell’esiguo numero di membri, soppresse il convento di Santa Maria della Consolazione il 3 settembre 1772 insieme con altri piccoli monasteri bergamaschi. Il Governo incamerò i beni e li mise in vendita al miglior offerente con l’obbligo perpetuo per il compratore di occuparsi del decoro della chiesa e delle varie celebrazioni religiose.
Il 2 giugno 1773, il nobile Paolo Defendo Vitalba acquistò il complesso monastico di Almenno con una parte dei terreni, pari a poco più di 30 pertiche.
I Vitalba tennero fede ai propri impegni, gestendo con correttezza morale gli aspetti finanziari ed amministrativi connessi alla loro funzione di custodi.

Dalla fine del Settecento e per quasi tutto l’Ottocento la chiesa fu sempre officiata: vi si celebrava regolarmente la messa tutti i giorni festivi e si festeggiavano con particolare solennità alcune ricorrenze.  Seguì un lungo periodo di decadenza, durante il quale la chiesa fu raramente utilizzata.

Da alcuni decenni Santa Maria della Consolazione è tornata al centro della devozione degli Almennesi, che vi accorrono numerosi ogni volta che vi si svolge qualche funzione religiosa. Grande è anche l’afflusso degli amanti della musica sacra in occasione dei concerti sull’organo Antegnati.

Posizione ed Architettura

Il complesso di Santa Maria della Consolazione si trova in una posizione incantevole sulla sommità della collina di Umbriana, circondato a est e a sud da vigneti, a ovest dall’antico insediamento della Porta. È costituito da tre corpi di fabbrica:

  • la chiesa con la sagrestia del XV secolo;
  • il campanile completato sulla fine del XVI secolo;
  • il monastero con il chiostro, sempre datato al primi anni del ‘500.

La chiesa è a pianta rettangolare, con presbiterio e con abside poligonale a cinque lati. Esternamente ha una conformazione che richiama le costruzioni a tre navate, con la centrale più alta delle laterali; in realtà è formata da un’unica grande aula, a cui sono addossate delle cappelle laterali. È costruita con conci ben squadrati di calcare bianco-rosato delle antiche cave del torrente Tornago, disposti in file ben allineate. I fianchi e l’abside sono intervallati da lesene che servono da contrafforti (contenimento) alle arcate della navata e alle volte del coro.

La facciata, più elevata del tetto e divisa da sei lesene, è a capanna. Ha un grande portale rinascimentale con timpano triangolare in marmo bianco, architrave e stipiti ornati di tondi in marmo rosso, un rosone centrale e due finestroni laterali “di gusto veneto”; più in alto, dentro le nicchie, sono collocate le statue di San Nicola a destra, di Sant’Agostino a sinistra e al centro, sopra il rosone, quella della Vergine.

Gli interni e le decorazioni

L’interno della chiesa è a una sola navata, divisa in sei campate da cinque grandi archi gotici.
Il tetto è formato da un’orditura in legno e formelle originali in cotto affrescate.
Nelle pareti laterali sono inserite sei cappelle per lato, realizzate con archi e volte di copertura a tutto sesto. Sopra di esse corre un matroneo che, in corrispondenza di ogni campata (spazio che si trova fra due o più elementi portanti di una struttura), si affaccia sulla navata con eleganti bifore, costituite da archi a tutto sesto, poggianti su una colonna al centro e su semicolonne poligonali ai lati.
Il pavimento è ancora quello iniziale in cotto, con lastre tombali, alcune delle quali finemente scolpite, disposte davanti ai gradini del presbiterio (1503) e alle cappelle laterali.

Alcune delle decorazioni più significative sono:

sul lato destro la terza cappella, dedicata alla Santissima Trinità, dove si può ammirare una pala raffigurante la Trinità e Santi, pregevole opera di Andrea Previtali (1517), che si firma sul secondo gradino del trono; la quinta cappella, detta dell’Annunciata, che apparteneva alla ricca famiglia degli Arigetti. Un dipinto cinquecentesco su tela di autore ignoto, racchiuso dentro un’ancona coeva in legno, rappresenta l’Annunciazione; nella lunetta dell’ancona è raffigurato il Padre Eterno con lo Spirito Santo. Sul fianco sinistro della cappella è conservato un affresco dello Sposalizio di Maria Vergine, datato 29 marzo 1537, attribuito alla bottega degli Scipioni di Averara. Sul frontale del quarto pilastro si trova un bel affresco della Madonna col Bambino e offerente, attribuito ad Antonio Boselli (1480-1532), commissionato nel 1518 da un certo Pellegrino Arigetti del Ponte, come recita l’iscrizione sotto l’immagine.

L’ultima cappella, dove non sono mai stati posti altari, si vedono immagini appartenenti ai primi anni di costruzione della chiesa: sul fianco destro sta la Madonna col Bambino tra San Sebastiano e San Rocco; sopra e accanto San Giobbe lebbroso. Altra Madonna col Bambino è raffigurata sulla parete di fondo, in alto, fra due angeli che scostano un tendaggio. In basso, ancora la Madonna col Bambino e nella lunetta sopra la porta della sagrestia una testa di Santo. Il fianco sinistro presenta le seguenti immagini: Madonna col Bambino fra San Nicola e San Giobbe; in alto Sant’Antonio abate, Santa Lucia, San Giobbe; sulla lesena dell’arco un altro San Giobbe lebbroso

sul frontale del presbiterio a destra è tuttora presente, inserito nel muro, il tabernacolo (XV secolo) con cornice in marmo e porticina con l’immagine di un angelo che regge il calice; sotto è murata la lapide che ricorda la consacrazione della chiesa. Il presbiterio è stato completamente rimaneggiato nel Settecento; vi compaiono pertanto solo opere di questo secolo. Al centro del coro spicca una grande tela di Antonio Cifrondi (1657-1730) con l’Assunzione della Vergine; ai lati, gli affreschi di Ester davanti ad Assuero e di Giuditta con la testa di Oloferne. Sulle pareti di fianco all’altare altri due affreschi: a destra, Santa Monica piange la partenza di S. Agostino; a sinistra, in una scena simbolica, il Papa dispensa l’acqua della vera dottrina alla Chiesa e S. Ambrogio scaccia le eresie con un flagello. L’aspetto originario dell’interno è stato in parte manomesso da interventi successivi: nei secoli XVII e XVIII i frontali e gli interni di gran parte delle cappelle furono ornati di stucchi, creando gravi danni per gli affreschi. Gli stucchi migliori sono opera dello scultore bergamasco Giovanni Sanz -1787); il matroneo fu interrotto sopra la quinta cappella di destra per collocarvi l’organo e in corrispondenza anche sull’altro lato per sopraelevare la cappella della Beata Vergine della Cintura. Le decorazioni del presbiterio, delle pareti in alto e dei matronei vennero imbiancate al tempo della peste del 1630; è comunque possibile notare molte tracce di decorazione sotto l’intonaco.

sul lato sinistro la prima cappella, che è attualmente occupata da un confessionale; in antico vi era un altare dedicato a San Rocco con polittico del già citato Antonio Borselli, e statua del Santo firmata dal medesimo artista. Sul fianco destro sono affrescate quattro scene della vita di San Rocco; su quello di sinistra quattro episodi della vita di San Paolo eremita, a cui si richiamano gli Agostiniani Eremitani; sulla parete di fondo si vedono S. Apollonia e altra Santa; nel sottarco gli Evangelisti e S. Agostino; nella volta un frammento di Padre Eterno; sul pilastro di destra San Pietro, su quello di sinistra S.Antonio abate.

La seconda cappella, intitolata a Sant’Anna, è ornata da una tela raffigurante la Sacra Famiglia con i Santi Gioachino e Anna, notevole opera di Francesco da Ponte (1549-1592), detto il Bassano. La vita di S. Anna è narrata anche negli affreschi posti sui fianchi in quattro scene per parte; la sua statua è posta fra gli stucchi del soprastante matroneo.

La terza cappella è dedicata a San Nicola da Tolentino. La statua del Santo è in una nicchia sopra l’altare e in alto sul matroneo. Pregevoli affreschi attribuiti ad Antonio Boselli decorano i fianchi: a destra, Sant’Apollonia e le Mistiche Nozze di Santa Caterina con un gruppo di devote e sul pilastro San Sebastiano; a sinistra la Madonna col Bambino tra due Santi vescovi e sul pilastro San Rocco; sul frontale del terzo pilastro Santo Stefano.

Nella quarta cappella si trova l’altare della Madonna del Buon Consiglio, che è raffigurata su tela protetta da un vetro. Discreti affreschi cinquecenteschi, purtroppo molto rovinati, adornano le pareti.

La quinta cappella, dedicata alla Madonna della Cintura, fu rinnovata nell’anno 1721, quando venne sopraelevata e dotata di altare in stucco con nicchia. Vi è conservata una statua vestita della Madonna col Bambino di gusto settecentesco. Gli affreschi più antichi sono stati abbattuti e sostituiti da decorazioni del Settecento.

La sesta cappella é attualmente senza ancona; in passato vi era l’altare di San Pietro e di San Giovanni Battista con polittico del Boselli. Del medesimo pittore sarebbero le immagine rimaste: San Pietro in cattedra a sinistra; Battesimo di Gesù a destra; quattro Profeti e l’Agnello nel sottarco;
Santo Stefano e San Lorenzo sui fianchi dei pilastri.

Audioguida

Visita la chiesa di San Nicola ascoltando l’audioguida.

ORARI DI APERTURA

Orario invernale
novembre-aprile
Accesso consentito ai gruppi, previo accordo con la segreteria della Fondazione (minimo 15 persone).

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