Madonna del castello
Con poche e semplicissime mosse si possono visitare esternamente e internamente le nostre chiese! Immagini panoramiche di © Pietro Madaschi
Chiesa della Madonna del Castello
Il Santuario della Madonna del Castello è, in realtà, un complesso monumentale, costituito da tre chiese di diverse epoche: sono stati edificati in successione, rispetto al sagrato attuale, il santuario di Santa Maria di Castello del XVI secolo, la chiesa della Pieve di San Salvatore della fine del IX secolo e, sotto questa, una cripta del VII-VIII secolo.
Il territorio
Il territorio su cui sorge questo complesso, è stato occupato dai Romani e dai Longobardi per la sua posizione strategica a picco sul fiume Brembo.
Inoltre, nell’area a destra della chiesa, sono stati ritrovati i resti di una villa romana di età augustea ed un altare dedicato al dio Silvano, attualmente conservato nel museo archeologico di Bergamo.
L’importanza geografica del luogo e i ritrovamenti archeologici fanno pensare che Almenno fosse una corte posseduta personalmente dall’imperatore romano.
Successivamente alla caduta dell’impero, i re barbari che conquistarono il territorio, continuarono ad avere stretti rapporti con Almenno; in particolare usarono la villa romana come loro sacro palazzo.
Questo edificio, oltre a servire saltuariamente come residenza del sovrano , era il luogo di controllo civile, militare ed economico di tutto il territorio circostante. In questo palazzo, di cui ora rimangono solo numerosi resti di pavimenti e tegoloni, soggiornò il re Astolfo, di cui abbiamo testimonianza in un documento del 775 d.C.
Attigua al sacro palazzo vi era sicuramente la cappella palatina, un luogo di culto dedicato al Santo Salvatore.
Percorrendo la strada ghiaiosa alla destra della chiesa e sporgendosi cautamente dal muretto, è possibile individuare sulla parete in basso a sinistra un accesso alla cappella, oggi murato.
La cappella palatina sorgeva sull’area dove si trova la cripta, e alcuni studiosi concordano nel sostenere che parte dei muri perimetrali della cripta coincidono con quelli originali della cappella palatina.
La Cripta
Accediamo alla chiesa plebana, o Pieve di San Salvatore, attraverso una porta situata alla destra del tempietto posto in corrispondenza dell’altare del Santuario; da qui, attraverso due scalette che si trovano nelle navate laterali, è possibile raggiungere il piano di calpestio dell’antica cappella palatina. Agli inizi del X secolo, dopo le dominazioni longobarda e franca, la corte di Almenno passa sotto il dominio dei Conti di Lecco, che decidono di fortificare tutta l’area attorno al loro palazzo, cingendola di mura. La fortificazione interessa anche la cappella che si trovava sul perimetro delle mura, causandone la trasformazione: la cappella diventa cripta e sopra di essa viene realizzata una nuova chiesa che visiteremo poi più in dettaglio.
La cripta è lontana dalle tipologie di una struttura longobarda: si tratta di un edificio a pianta rettangolare, diviso a metà da una fila di 4 colonne che sostengono la copertura a volte irregolari a crociera. Si può notare che tre dei quattro capitelli sono elementi di recupero di epoca romana.
In origine questa zona era illuminata da tre strette finestrelle, quella centrale murata dietro l’affresco della Crocifissione, mentre i due “oculi” che si notano sulla parete est, sono stati realizzati nel 1702. Il pavimento è dei primi decenni del 1600, così come la decorazione barocca della cripta e l’altare con tela di Andrea Zambelli (1614), che era dedicato alla Visitazione. Attualmente il dipinto è stato rimosso perchè si è preferito lasciare in vista un affresco di Cristo Crocefisso tra la Madonna e San Giovanni, risalente al XIV secolo.
L’affresco reca la scritta latina: “Mariae Virginis et Sanctae Crucis Continet …” perché in questo luogo si conservava una colomba metallica contenente le reliquie della Vergine e della croce.
Rispetto all’altare, sulla parete di destra sono ancora visibili alcuni affreschi rappresentanti San Bartolomeo, Santo Stefano e l’Annunciazione del XIV secolo.
Pieve di San Salvatore
Quella di Almenno è una delle più antiche e meglio conservate chiese della Diocesi di Bergamo. La pieve era una chiesa a cui venivano affidati i compiti pastorali propri della parrocchia, quali l’amministrazione dei sacramenti e la riscossione delle decime; si estendeva su un territorio molto vasto, che comprendeva le Valli Imagna, Brembilla e Brembana fino a S. Pellegrino Terme compreso.
Inoltre, a riprova della grande importanza religiosa di questa chiesa, si sa che già dal X secolo, attigua alla pieve di San Salvatore, sorgeva la canonica di Almenno.
L’edificio della Pieve possedeva una struttura molto diversa da quella attuale. Le uniche parti in muratura dovevano essere l’accesso al presbiterio e la facciata; non esistevano gli archi laterali, ma semplicemente dei pilastri alti 7 metri, che ora si possono notare inglobati nella struttura del pilastro. Sopra di essi erano appoggiate le travi che percorrevano orizzontalmente la chiesa fino ad inserirsi rispettivamente nella facciata e nell’alzato del presbiterio. Sulle medesime travi si poggiava il tetto a capanna; il tutto secondo uno stile definito “Preromanico”. In facciata tre archi enormi, in corrispondenza delle tre navate, davano l’accesso alla chiesa (potete ancora notarli grazie alle incisioni sulla controfacciata), mentre all’esterno sono stati trovati dei resti di un portico, detto anche nartece, che oltre a proteggere l’edificio dalle intemperie era il luogo dove sostavano i peccatori pubblici, nonché i cristiani non battezzati o catecumeni. L’importanza del sacramento del Battesimo è testimoniata anche dal ritrovamento dei resti di una vasca battesimale nella navata destra, sotto l’attuale pavimentazione.
Alla fine del 1100, in pieno periodo Romanico, per dare maggiore stabilità all’edificio, i pilastri vennero incorporati in altri più massicci e collegati fra di loro con arcate longitudinali a tutto sesto. Contemporaneamente fu sopraelevata la navata centrale e venne realizzata la copertura con volte a crociera del presbiterio; inoltre la chiesa venne abbellita con decorazioni ad affresco.
I Dipinti
I dipinti più antichi ( inizio X secolo) si trovano sul frontale del presbiterio e raffigurano delle croci policrome (altre croci sono visibili anche sulle pareti delle navate laterali)
Le pitture di maggiore importanza riguardano l’area del presbiterio:
– al centro è possibile ammirare una rappresentazione del Cristo Pantocratore, ovvero sovrano, con attorno i simboli degli evangelisti Matteo e Giovanni del XII secolo; nel lunettone di sinistra é rappresentata una Madonna con gli Apostoli (XII secolo), mentre nelle nicchie laterali sono raffigurati affreschi della fine del Trecento: a destra l’Annunciazione, un apostolo e San Giovanni Battista, a sinistra il Pantocratore e Sant’ Antonio Abate.
– sui pilastri di sinistra troviamo invece tre affreschi: un santo domenicano, una Madonna con Gesù bambino e San Bartolomeo (del XV secolo) e Santa Caterina d’Alessandria (del XIV secolo); sui pilastri di destra due Madonne risalenti al XVI secolo.
Nel 1150 circa fu collocato nella navata sinistra un meraviglioso ambone o pulpito, realizzato in pietra arenaria, unico nel suo genere per l’area bergamasca: sul fronte sono scolpiti i simboli dei 4 evangelisti e su di un lato scene di caccia. Secondo la tradizione, vi avrebbero predicato San Bernardino da Siena e San Carlo Borromeo.
Nella prima metà del ‘300 a causa dell’affievolimento dell’interesse del vescovo e della nascita di nuove parrocchie che reclamavano la loro autonomia, la plebania si disgregò e la canonica decadde.
Nel 1443, in seguito alla distruzione del borgo di Lemine Inferiore per le lotte tra Guelfi e Ghibellini, l’antica chiesa plebana venne abbandonata. La popolazione di Lemine Superiore provvide a dotarsi di una nuova chiesa dedicata a S. Salvatore, costruita nella parte alta del paese; ad essa furono trasferiti tutti gli onori e gli oneri dell’antica pieve.
L’abbandono del borgo aumenta l’incuria della chiesa; pertanto, agli inizi del 1500, viene addossato alla facciata principale un contrafforte in corrispondenza di una profonda crepa che ne minacciava l’integrità.
La cronaca dell’epoca racconta che il contrafforte fu trovato spostato di un metro e mezzo per lasciare intravedere un affresco della Madonna col Bambino che era rimasto coperto: era il 26 aprile 1506.
L’evento miracoloso viene citato anche negli Atti della Visita Apostolica di San Carlo Borromeo, avvenuta nel 1575. Il racconto della sua visita è la testimonianza più antica dell’avvenimento, sulla cui autenticità non vi è il più piccolo dubbio.
Questo prodigio, che suscitò grande devozione negli abitanti di Almenno, attirò abbondanti elemosine che consentirono, nell’arco di alcuni decenni, la realizzazione di una nuova chiesa, consacrata nel 1590.
Santuario
Si tratta di un edificio a pianta rettangolare, composto da una sola navata, a sua volta divisa in quattro campate da tre archi gotici.
L’altare maggiore, addossato alla facciata dell’antica chiesa plebana, è sovrastato da uno splendido tempietto rinascimentale a pianta ottagonale, dei primi decenni del ‘500, con balaustra e otto colonne in marmo, che reggono archi decorati con figure di Patriarchi e di Profeti. Più in alto, sul tamburo ottagonale sono affrescate le Sibille, forse opera dell’artista Andrea Previtali. Il tempietto è dipinto anche internamente con episodi della Vita della Madonna, attribuibili al pittore Antonio Boselli.
Sull’altare è posto l’affresco miracoloso di datazione romanica, che rappresenta la Vergine in piedi con in braccio Gesù Bambino. Il dipinto, del quale furono ritoccati i visi agli inizi del ‘900, é stato oggetto di un restauro che lo ha riportato ai tratti originari. Attorno a questa immagine, nel XVI secolo, sono stati dipinti angeli musicanti e scene dell’Adorazione dei Magi, a sinistra, e la Madonna con Gesù bambino e San Giovannino, a destra.
Sopra il tempietto, sulla parete di fondo del santuario, è raffigurata l’Incoronazione della Vergine. A destra è possibile vedere, entro una serie di riquadri, alcuni episodi della Vita di Cristo del XVI secolo: questa decorazione é interrotta e in parte nascosta dalla cassa dell’organo, che fu inserita verso la metà del Settecento, e dagli stucchi della cappella laterale destra. Anche la parete di sinistra avrebbe dovuto essere decorata con affreschi, ma mancarono i fondi per completare l’opera.
Agli inizi del XVII secolo si provvede a creare nella seconda campata due cappelle, dedicate rispettivamente a San Giovanni Battista e a San Carlo Barromeo con nuovi altari, stucchi e quadri realizzati dal pittore Gian Paolo Cavagna. Due altari più antichi si trovavano inizialmente sulla parete di fondo ai lati del tempietto. La facciata é liscia di linee cinquecentesche, con copertura a capanna. All’inizio vi si accedeva attraverso il portale centrale con timpano e semicolonne, sulla cui architrave compare la dedicazione latina: ECCE REGINA MUNDI, ossia Ecco la Regina del mondo, seguita dall’anno di realizzazione 1578. Nel secolo scorso furono aperte ai lati altre due porte d’accesso.
Audioguida
Visita la chiesa della Madonna del Castello ascoltando l’audioguida.
ORARI DI APERTURA
Chiuso per restauro dal 03/02/2024 |
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