INTRO
Situata nella località di Castione, frazione del Comune di Sarnico. Fino al 1929 apparteneva sia come territorio che come parrocchia a Villongo Sant’ Alessandro.
Edificata nel XII-XIII secolo, è sempre stata in relazione con il vicino palazzo “La Rocchetta” sorto in epoca medievale con funzioni di vedetta e di difesa e divenuto in seguito residenza di nobili famiglie locali.
La chiesa
L’impianto planimetrico rimanda all’origine medievale della chiesa: aula unica rettangolare scandita in tre campate da archi ribassati poggianti su lesene a sezione rettangolare con semplici capitelli e portale laterale, sotto il portico, inquadrato da grossi conci di pietra. La Chiesa ha subìto una serie di trasformazioni nei secoli XVI e XVII, che l’hanno portata ad assumere il suo stato attuale. Nel 1627, come riferisce la data incisa nell’architrave, fu sistemato il semplice portale di facciata, con stipiti in pietra, sormontato da un piccolo rosone. Nello stesso periodo può essere collocato l’attuale presbiterio, mentre la sagrestia è decisamente di gusto settecentesco.
Il campanile sembra essere stato innalzato in due tempi: la base in pietra è del XV secolo, mentre la cella campanaria è del XVII secolo. È difficile ricostruire le opere di sistemazione, interne ed esterne, avvenute nei secoli XIX e XX, ma si ritiene che non abbiano mutato la fisionomia dell’edificio. Il restauro avvenuto nel 1972, oltre ad aver sistemato le pericolose infiltrazioni di umidità, dannose per lo stato di conservazione dell’edificio, ha riportato alla luce numerosi affreschi databili tra il XV e il XVI secolo. In particolare si segnalano gli affreschi esterni che decorano il portico: una Madonna col Bambino tra i SS. Rocco e Sebastiano datata 1530 e un’altra Madonna col Bambino, datata 12 giugno 1510. La chiesa al suo interno presenta inoltre due testimonianze estremamente interessanti di pittura altomedievale che rendono la visita all’edificio un evento da non perdere.
La titolazione della chiesa ai santi Nazario e Rocco necessita di una più approfondita analisi: il tradizionale “compagno” di Nazario è infatti Celso. Secondo la Passio del V secolo (una storia immaginifica più che reale, non si hanno infatti fonti certe sulla storia dei due martiri) Nazario parte per un viaggio in Italia settentrionale e giunge a Milano dove incontra Gervasio e Protasio, si sposta in Francia e lì gli si aggiunge il giovane Celso affidatogli dalla madre. Con lui torna a Milano e i due vengono imprigionati e decapitati. Sarà proprio sant’Ambrogio alla fine del IV secolo a ritrovare i corpi dei due martiri fuori Porta Romana: il corpo di Nazario verrà traslato nella basilica Apostolorum, Celso resterà nel sepolcro sopra il quale verrà poi edificata una nuova chiesa ma soltanto nel X secolo. La tradizione milanese ricorda i due martiri sempre in connessione con gli altri due martiri milanesi Gervasio e Protasio.
Tornando alla nostra chiesa è evidente che la titolazione a san Rocco è successiva, anche perché san Rocco non appartiene alle origini del Cristianesimo, bensì al XIV secolo. La Visita Pastorale del 29 marzo 1859 è l’unica, tra i documenti esistenti, che affianca Celso al titolo Nazaro mentre in occasione della Visita Pastorale del 10 novembre 1908 si ricorda che lì si celebra la festa di san Rocco e si dicono messe a divozione dei fedeli. Il legame con san Rocco è comunque estremamente forte sul territorio e si evidenzia anche in un affresco settecentesco collocato nella chiesa di Sant’Alessandro in agros a Villongo (già citata all’inizio della descrizione): lungo la cornice si legge <S.PANTALEONE M. CUM LISETIA DE CHIESA DI S.NAZARIO E ROCCO>. È evidente il collegamento e il forte legame tra san Rocco e la devozione. Questo incipit dedicato alla titolazione della chiesa ci permette però di introdurre una possibile identificazione di uno dei due lacerti di pittura altomedievale: lungo la parete meridionale infatti è presente quella che sembra essere una scena di Decollazione, i protagonisti sembrano essere due e la scena si potrebbe collegare proprio alla morte dei due santi Nazaro e Celso, uccisi insieme, come proposto da Teresa Benedetti.
Per l’altro affresco, dipinto in controfacciata è stata ipotizzata l’identificazione della Leggenda della Vera Croce dove i protagonisti sono Elena e Costantino, la cui storia nella versione più conosciuta e diffusa è quella tramandata nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (XIII secolo). Il clima imperiale dell’affresco può essere giustificato dalle vicende storiche del borgo, possedimento reale fin dall’età longobarda.
L’area del Sebino presenta altri importanti lacerti di affreschi altomedievali a Credaro, nelle chiese di San Giorgio e dei SS Fermo e Rustico.